Cosa vedere nella Tuscia in 4 giorni

La Tuscia è l’antica terra degli Etruschi, che oggi comprende la provincia di Viterbo e l’alto Lazio. Vista la sua posizione vicina alla costa, ma anche alla capitale, ha visto nel corso dei secoli, anche il passaggio di re e personaggi facolotosi che hanno lasciato bellissime tracce nel panorama artistico e architettonico. Oltre a questo offre tanta natura, tra parchi, pianure e dolci colline.
Fatta questa premessa e avendo pochi giorni a disposizione, ecco cosa vi consiglio di vedere nella Tuscia in 4 giorni.
Noi abbiamo scelto come base Viterbo e da lì ci siamo spostati ogni giorno, oltre che ritagliarci del tempo per visitare questa bellissima città che, pensate, ha il centro storico medioevale più grande d’Europa.

Cosa vedere nella Tuscia > Primo giorno

Arrivando da Firenze, la nostra prima tappa è stata Bolsena.
Il lago di Bolsena è il lago vulcanico più grande d’Europa. Da qui, ma anche da tanti altri borghi della Tuscia, transita la via Francigena, tant’è che nei 4 giorni ci è capitato spesso non solo di vederne le indicazioni ma anche di incrociare qualche pellegrino.

La caratteristica di questo lago è la sabbia nera, data appunto l’origine vulcanica e l’acqua blu!

La visita al borgo di Bolsena l’abbiamo cominciata dalla Basilica di Santa Cristina risalente all’XI secolo, ma poi modificata nei secolo successivi come si vede dalla facciata. Al suo interno le testimonizanze del martirio della santa e del miracolo del 1632 quando un sacerdote vide delle gocce si sangue scendere da un’ostia consacrata.

Dalla Basilica abbiamo percorso il vicolo principale, passando per la Porta San Francesco fino alla fontana di San Rocco e da lì salendo per le scalinate che si inerpicano fino alla Rocca. Le scale si snodano tra antiche case, sottopassaggi e porte molto caratteristiche fino ad arrivare alla piazzetta costruita su più livelli dove si affaccia appunto Rocca Mondaledeschi della Cervara risalente al XIV secolo.
Perdersi nei vicoli in cima al vorgo è la cosa migliore per godersi gli scorci storici e una bella veduta.

Dopo una veloce sosta sul lungolago, ci siamo spostati a Capodimonte, un piccolo borgo posto su un promontorio a 300mt sul lago.

Devo dire che più del borgo, ci è piaciuto fermarci sul lungolago prima di arrivare ai piedi del promontorio e ammirare da lì il suo colpo d’occhio sul lago.
In ogni caso una passeggiata tra le sue vie, merita per ammirare alcune testimonianze medioevali ma soprattutto bizantine, rimaste qui, come la Rocca Farnese che da torre a pianta quadrata è diventata nel 1500 un palazzo aristocratico e vi fecero sosta tanti personaggi illustri transitati da qui, da Lucrezia Borgia a numerosi Papi.

La sosta senza dubbio più caratteristica sul Lago di Bolsena è quella che abbiamo fatto nel piccolo borgo di Marta, non tanto per i suoi monumenti ma quanto perchè è un autentico e antico borgo di pescatori. C’è infatti un vero e proprio borgo nel borgo, scendendo verso il lago, storicamente abitato da pescatori, dei quali si vedono adagiate sulla spiaggetta le barche colorate pronte per andare in acqua.

Nella restante parte del borgo, sempre di impostazione medioevale, si trova la Torre dell’Orologio costruito con i resti dell’antica Bisenzio e parte della Rocca costruita da Papa Urbano IV alla fine del XIII secolo e la piazza Umberto I dove si affacciano i principali palazzi storici di Marta.

L’ultima tappa di questo primo giorno l’abbiamo fatta a Montefiascone, conosciuto in tutto il mondo per il famoso vino prodotto proprio qui, l’Est!Est!Est!
Il borgo si trova a 600mt sul lago, proprio sull’orlo di un enorme cratere vulcanico, di fronte al borgo di Marta e rappresenta una delle tappe della Via Francigena in questa zona, dato che si trova esattamente a 100km dalla tomba di Pietro.

Entrando da una delle porte di accesso, abbiamo per prima cosa visto la Rocca dei Papi che si trova nel punto più alto del paese, scelto nei secoli come luogo di villeggiatura dei Papi e ampliata in seguito a ripetute ristrutturazioni. Oggi vi ha sede il Museo dell’Architettura, ma sono visitabili anche le cantine storiche per la conservazione del vino e salire sulla torre del Pellegrino.
Dalla Rocca abbiamo camminato attraverso le vie del centro fino al Duomo di Santa Margherita.
Arrivando a Montefiascone è ben visibile a qualche chilometro di distanza la sua cupola, realizzata nel 1674 da Carlo Fontana ha un diametro di 27 metri  ed è la quarta per grandezza in Italia, preceduta solamente da quella di San Pietro in Roma, da quella di Santa Maria del Fiore a Firenze e da quella del Pantheon.
Il duomo al suo interno ha una pianta ottogonale, abbastanza atipica con 7 cappelle lungo il perimetro e numerose pitture e sculture al loro interno.

La nostra passeggiata a Montefiascone è proseguita fino alla chiesa di San Flaviano (in alternativa potete raggiungerla in auto poichè bisogna attraversare il borgo e scendere ai piedi del colle).
Questa chiesa, dell’XI secolo, presenta nella facciata tre archi gotici e al suo interno alcune opere particolari per un luogo di culto cristiano.
Tra questi c’è il quadro che raffigura una rara danza macabra, tipica dell’iconografia medievale, dove tre scheletri dialogano con altrettanti personaggi a cavallo. All’interno si trovano capitelli tutti diversi uno dall’altro, scolpiti con personaggi o animali e belve feroci. Altra particolarità è la presenza della tomba di Johannes Defuk, protagonista della leggenda del vino EST! EST!! EST!!

Montefiascone> La Leggenda del vino Est!Est!Est!

Nell’anno 1111 il re Enrico V di Germania era in viaggio verso Roma per essere incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Pasquale II. Era accompagnato dalla sua corte e dal vecovo Johannes Defuk e decise di fare una sosta a Montefiascone.
Il vescovo era un grande intenditore di vini e lungo il viaggio aveva inviato il suo servo in avanscoperta per scovare per lui i miglior vini. Avevano concordato un messaggio in codice: quando Martino avrebbe trovato un buon vino, avrebbe dovuto scrivere la parola “Est” (in latino C’è) sulla porta della locanda per far capire al vescono di fermarsi e assaggiarlo. Quando il servo arrivò a Montefiascone, assaggiò il vino prodotto in questa zona e ne rimase colpito per la sua qualità e gusto, così che lascio scritta l parola in codice per ben tre volte con sei punti esclamativi: Est!Est!Est!!!

Quando il vescovo vide il messaggio e assaggiò il vino, fu talmente d’accordo con il giudizio che si trattenne a Montefiascone fino alla sua morte, causata proprio dall’eccesso di alcol.
Venne sepolto nella chiesa di San Flaviano dove tutt’oggi è incisa sulla lapide la frase “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”.

Il vescovo lascio un’eredità di 24.000 scudi alla città di Montefiascone ma lasciò anche detto che ad ogni anniversario della sua morte, una botticella di vino venisse portata sulla sua tomba e fu così per molti secoli; ancora oggi Montefiascone lo ricorda con un corteo storico che ripercorre la storia di questa leggenda.

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Cosa vedere nella Tuscia > Secondo giorno

Il nostro secondo giorno nella Tuscia lo iniziamo visitando Calcata, uno dei borghi più belli e particolari della Tuscia.

Si tratta infatti di un borgo medioevale arroccato su uno sperone di tufo, abitato fino al 1935, anno in cui per motivi di sicurezza fu abbandonato e rimase disabitato per circa 30 anni.
Negli anni ’60 fu dichiarato nuovamente agibile e un gruppo di artisti e hippie provenienti da tutto il mondo ne fecero la loro casa vista la posizione e la distanza dal caos dei grandi centri abitati e diedero una seconda vita al borgo di Calcata.
Al borgo si accede solo a piedi (troverete un parcheggio a pagamento salendo qualche tornante oltre l’ingresso al borgo). Oltre le mura, non c’è più segnale telefonico quindi ci siamo immersi completamente nell’atmosfera del borgo, entrando a visitare le botteghe degli artigiani, fermandoci per le bancarelle in piazza e camminando negli stretti vicoli con i portono colorati delle case, fino trovare la vista a strapiombo sulla Valle del Treja.

Lo scorcio più bello resta comunque quello da fuori, proprio lungo il camminamento prima di entrare nelle mura del paese.

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Da Calcata ci siamo spostati a Sutri, l’antichissima città di Sutri chiamata così per le sue origini indietro nel tempo (fino all’età del bronzo) e da sempre abitata da fioriti civiltà.

La cosa che colpisce di questo borgo è la coesistenza dei resti di un antico insediamento etrusco, di un bellissimo anfiteatro romano e delle mura e l’architettura di un antico borgo medioevale.

Noi abbiamo parcheggiato nei pressi del teatro e abbiamo visitato per primo questo: un bellissimo esempio di anfiteatro ellittico in tufo con tre ordini di gradinate che poteva ospitare 5000 persone. Nel biglietto d’ingresso è inclusa l’audioguida che ci ha accompagnato alla scoperta della struttura. Oltre all’anfiteatro consente di visitare la necropoli rupestre, composta da 64 tombe scavate nel tufo, su più livelli e di diversa composizione (sia a tumulo che a camera) e il Mitreo, una cappella votiva dedicata alla Madonna del Parto ma in passato a San Michele Arcangelo che deve il suo nome ad un antico luogo di culto dedicato all’orientale dio Mitra. All’interno (le visite sono scaglionate ogni mezz’ora) ci sono dei bellissimi affreschi cristiani risalenti ad epoche diverse.

Uscendo dal Mitreo, si può proseguire la salita nel parco fino alla bellissima Villa Savorelli risalente al XXVIII secolo, circondata da un giardino all’italiana decorato di fiori e alberi da frutto. Attraversando il Bosco Sacro davanti alla Villa, si arriva poi fino ad una terrazza che affaccia proprio sopra l’anfiteatro romano.

Salendo su nel borgo, abbiamo visitato il Duomo, ovvero la Concattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui resti di un tempio pagano ma nello stile del romanico prima e poi decorata nel periodo barocco. Ma la cosa che mi ha colpito di più della chiesa è il suo bellissimo pavimento cosmatesco.

Passeggiando nel borgo, si può ammirare la struttura medioevale fatta di vicoli, edifici bassi e piazzette che si aprono all’improvviso. Uno dei punti più caratteristici è la Piazza del Comune, circondata da 3 campanili e l’Antico Lavatoio.

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Nel pomeriggio ci siamo spostati a Ronciglione, un altro borgo medioevale della Tuscia, luogo di nascita di Marco Mengoni e da poco vincitore della X Edizione della trasmissione il Borgo dei Borghi.

Ma se devo dirvi la verità, la nostra visita a Ronciglione è iniziata con una sosta da nella pasticceria Pompi, famosissima per il suo tiramisù che qui nella Tuscia dove si coltivano le nocciole ha creato un connubio perfetto. Sosta consigliatissima per assaggiare una vera delizia dolce.

Il borgo è tipicamente medioevale con innesti di epoca rinascimentale che le danno un fascino particolare.

Cosa vedere nella Tuscia - Ronciglione

Il Duomo, i Torrioni della Rocca, la Fontana degli Unicorni, il borgo “di sotto” e le chiese sparse tra i violetti, fanno di Ronciglione uno dei più importanti centri storici e turistici della Tuscia che vale la pena visitare.

L’ultima sosta della giornata l’abbiamo fatta a Caprarola, un borgo dell’XI secolo, dove avremmo voluto visitare Palazzo Farnese, un palazzo rinascimentale risalente al dominio da parte dell’omonima famiglia che diede al borgo il suo massimo splendore.

Ma siamo arrivati tardi perciò ci siamo dovuto limitare a vederlo da fuori. Si trova nel punto più alto del borgo, percorrendo una lunga salita che fu realizzata proprio per dare al palazzo un ingresso trionfale. All’interno ci sono 6000 mq di affreschi tra pareti e soffitti, scale studiate appositamente per mandare messaggi segreti, stanze da ballo con particolari effetti acustici e una sala del Mappamondo dove si trova l’omonimo dipinto. A completare la bellezza della costruzione, i giardini con fontane, statue, grotte e labirinti.

Cosa vedere nella Tuscia > Terzo giorno

Per questa terza giornata della Tuscia, abbiamo scelto di visitare per prima cosa il Parco dei Mostri di Bomarzo, un giardino unico e suggestivo, famoso per le sue sculture bizzarre e misteriose.

Il parco fu realizzato nel 1500 dal Principe Vicino Orsini che creò nella sua tenuta un labirinto di simboli con lo scopo di suscitare meraviglia e dove poter vagare senza meta, in una combinazione di mitologia, simbolismo e creatività artistica.

Alla morte del Principe, il parco fu abbandonato e solo nel 1960 restaurato dalla Famiglia Bettini.

Vi consiglio, soprattutto nelle giornate di festa di visitarlo la mattina presto (apre alle 9 – costo del biglietto intero 13€, ridotto bambini dai 4 ai 13 anni 8€) e seguire l’itinerario che vi verrà consegnato all’ingresso per vedere tutte le statue e costruzioni che si trovano completamente immerse nella natura circostante. Le statue, dal Colosso, al Tempietto, la Casa Pendente, il Leone Morso, il Pegaso e tutte le altre, furono scolpite con le rocce che si trovavano sul posto, creando in loro espressioni, a volte minacciose e a volte più dolci, dinamiche architetterai misteriose che lasciano tanto spazio all’immaginazione.

La visita dura un paio d’ore circa. Per aperture straordinarie e altre info, consultate il sito del Sacro Bosco

Da Bomarzo abbiamo “tentato” di visitare il paese di Sant’Angelo, divenuto famoso per essere il paese delle fiabe, perché il suo centro storico e i suoi palazzi sono stati utilizzati per dipingere enormi murales ispirati alle più famose fiabeleggende e storie fantastiche.

Dico che abbiamo tentato, perché essendo un giorno di festa (Pasquetta), Sant’Angelo era letteralmente preso d’assalto e non siamo nemmeno riusciti ad avvicinarci con l’auto, nel tantomeno parcheggiare. Tenetelo in considerazione qualora vi trovaste nella stessa situazione.

Cosa vedere nella Tuscia -Parco dei mostri di Bomarzo

Ci siamo spostati quindi verso Vitorchiano, un altro bel borgo della Tuscia, dalle tipiche fattezze medioevali ben preservate, che contribuiscono a creare tra i suoi vicoli, un’atmosfera affascinante.

Vitorchiano è circondato da una doppia cinta muraria che divide la parte rinascimentale da quella medievale, costruita sfruttando gli antichi tracciati etruschi. Entrando da Porta Romana si arriva velocemente al Piazzale Umberto I che rappresenta proprio la linea di divisione tra le due anime del paese.

Tra le vie si aprono diverse chiesette e soprattutto è possibile ammirare i proferii delle abitazioni: le scale esterne che portano a dei veri e proprio balconi dove si trova l’ingresso alle case e nella parte inferiore è costituito da un arco a tutto sesto ribassato.

Infine, l’ultimi giorno (ma anche nelle serate precedenti) ci siamo dedicati alla scoperta di Viterbo, conosciuta come la Città dei Papi poiché fu sede del Conclave che elesse ben 5 Papi nel XIII secolo. Rappresentò in quel periodo un importante centro ecclesiastico di cui si possono ancora ammirare tanti edifici.

Cosa-vedere-nella-Tuscia---Viterbo

L’altra importante caratteristica di Viterbo è l’avere il quartiere medioevale più grande d’Europa, dove peraltro noi abbiamo soggiornato, in particolare nella zona di San Pellegrino, un vero gioiello di architettura e fascino. Vi elenco qui le principali attrazioni, chiese , fontane e palazzi da visitare ma credo proprio che ve ne parlerò in un articolo dedicato poiché merita tantissimo e ci ha davvero sorpreso:

  • Chiesa San Pellegrino
  • Chieda Santa Maria nuova
  • Piazza della Morte
  • Duomo di San Lorenzo e Palazzo dei Papi
  • Chiesa e fontana di San Silvestro
  • Chiesa di San Francesco alla Rocca
  • Chiesa di Santa Rosa
  • Fontana grande (con chiesa facciata rosa)

Cosa vedere nella Tuscia > Terzo giorno

Per l’ultimo giorno prima di rientrare a casa, abbiamo scelto di goderci mezza giornate alle Terme. La Tuscia è infatti una zona con una lunga tradizione termale che risale all’epoca etrusca, proseguita e valorizzata in epoca romana ma anche successivamente dai Papi che qui hanno soggiornato e hanno beneficiato delle loro proprietà terapeutiche.

Oggi è possibile scegliere tra Terme all’aperto e al chiuso, tutte che conservano l’atmosfera e l’architettura del passato.

Le più famose sono certamente le Terme dei Papi, ma volendo una situazione meno affollata (considerando il periodo in cui ci siamo trovati, ovvero Pasqua) abbiamo optato per le Therme Oasi. 

Si trovano nella campagna subito fuori la città di Viterbo, alimentate da una sorgente ricca di minerali, come zolfo, bicarbonato, calcio e magnesio, che conferiscono all’acqua proprietà terapeutiche benefiche per la pelle, i muscoli e le vie respiratorie.

L’ingresso giornaliero feriale costa 18€, la struttura ci è parsa pulita, con tutti i confort e la possibilità di fare il bagno nelle acque calde, stando all’aperto è molto affascinante. Le vasche sono abbastanza grandi e comunque gli ingressi sono contingentati quindi non si crea eccessivo affollamento.

Il bar all’interno è solo un bar e non si trova da mangiare ma di sabato sera è possibile acquistare un pacchetto per l’ingresso che include anche la cena.

Dopo una mattina di relax, avevamo bisogno di un pranzo sempre immersi in un atmosfera sempre un pò rurale. Proprio vicino alle terme (dando però retta ad una dritta del nostro host di Viterbo) ci siamo fermati alla fattoria Monte Jugo, una piccola azienda agrituristica specializzata nella produzione biologica ed ecosostenibile di formaggi di capra ma anche nella coltivazione di coltivando ortaggi, frutta, cereali e produzione di olio extravergine di oliva e vino biologico di alta qualità.

Cosa vedere nella Tuscia - Fattoria Monte Jugo

Da poco tempo la fattoria offre la possibilità di prenotare il pranzo oltre alle classiche degustazioni. Ci sono antipasti, primi piatti e dolci, tutti basati sui formaggi che producono. Un pranzo davvero delizioso in un’atmosfera familiare, una sosta che consiglio anche per acquistare qualche buonissimo prodotto da portare a casa.

Piaciuto il nostro itinerario nella Tuscia?

Vi aspetto nei commenti per curiosità o altri borghi che meritano di essere visitati!