Questo non è il solito post. Non vi racconterò del nostro ultimo viaggio in Florida (ci sto lavorando eh..), non vi dirò cosa ci è piaciuto di più e non vi anticiperò nulla dei nostri viaggi in programma per i prossimi mesi. Scrivo di getto, senza rifletterci troppo, perchè so che i post scritti così, sono quelli che più mi hanno dato soddisfazione e li ho sentiti davvero miei fino in fondo.
Sapete cosa voglio dirvi?
Mamme (si, mi rivolgo solo a voi), uscite dalla vostra confort zone.
Nell’ultimo periodo ho sentito troppe volte persone che mi hanno chiesto “Ma porti anche tuo figlio?” – “Questo bambino non lo fate riposare mai” – “Ha avuto la febbre durante il viaggio???” – “Certo che con tutti questi attentati, viaggiare non è la cosa più sicura da fare coi bambini”.
Mi sento fare queste domande, tante, troppe volte e allora oggi voglio dirvi come la penso.
Care mamme, scavalcate l’invidia i pregiudizi e la fatica e andate oltre! I bambini che viaggiano stanno bene (e non dico meglio, quello lo lascio giudicare a voi) e sono felici anche fuori dalla campana di vetro che molte si ostinano a costruire intorno a loro.
Vedo con i miei occhi che ogni esperienza, a 10.000 km come a 10, diventa uno stimolo per mio figlio: per crescere, per conoscere, per imparare, ma soprattutto per non avere paura. E questa è la cosa che, più di tutte, vorrei regalargli: non avere paura di spingersi più in là del mondo che lo circonda quotidianamente. Perchè quello è il posto dove tutti (mamme, babbi, nonni, zii, cugini, amici..) lo aiutano sempre e comunque, mentre in quello più in là, può imparare qualcosa in più, dovendolo scoprire e affrontare senza troppi aiuti. Qualcosa che poi lo farà diventare un adulto consapevole e con meno pregiudizi verso ciò che è diverso.
E non pensiate che io non abbia ansie o paure per gli attentanti, per una turbolenza in quota o per una febbre nel bel mezzo di un viaggio. Sono una mamma che aveva paura di queste cose anche prima e ora forse ne ho ancora di più, perchè non sono più solo resposabile della mia vita, ma anche di quella di mio figlio. Credo, però, che certe circostanze non debbano fermarci, certe paure possano essere gestite e che nella vita di tutti i giorni ci siano pericoli ben maggiori e con una probabilità di rischio nettamente più alta (come quella di muoversi in scooter in città).
Detto questo, non ho paura di infrangere abitudini, routine oppure orari. Non mi lascio intimorire dal cibo che sarà diverso, da un fuso orario, dalle colazioni senza latte, dalle merende senza frutta, dalle ore da trascorrere in macchina per degli spostamenti, dal clima che troveremo, dal cambiare hotel tutte le sere, dal fare e disfare le valigie.
Un pò all’inizio l’ho avuta, non lo nascondo. Viaggiare in 2 (adulti) è una cosa, partire con un neonato è un’altra! Ma fin dal primo istante mi sono dovuta ricredere, vedendo con i miei occhi la capacità di un bambino di adattarsi a molte condizioni, anche nuove, che lui ha saputo ridimensionare su sè stesso. Così ha sempre mangiato quello che c’era, ha dormito (e di più!), ha smaltito velocemente molti fusi orari, ha camminato a piedi per km e km ogni giorno e ha trascorso il tempo in auto per gli spostamenti, giocherellando e canticchiando.
Non ho paura che tra qualche anno mio figlio non si ricorderà dei viaggi che ha fatto da piccolo, perchè sono sicura che ogni esperienza lo stia aiutando a crescere, per diventare un giorno una persona curiosa di scoprire fino in fondo il mondo che lo circonda.
E non mi sento in colpa per non fare “viaggi per bambini”. Al contrario, li faccio con lui e cerchiamo di adattarci alle sue esigenze, come chiediamo a lui di farlo con le nostre.
Perciò, non abbiamo stravolto il nostro modo di viaggiare, ma abbiamo ampliato il nostro punto di vista, perchè molti luoghi li guardiamo anche con gli occhi di un bambino, ne scopriamo di nuovi e aiutiamo lui a vederli sempre con una prospettiva più ampia possibile.
Certo viaggiare con i bambini non è facile per mille motivi, non lo nascondo e non mi pare giusto farlo. Ci sono molti risvolti faticosi: i bambini fanno i capricci anche in viaggio, hanno fame quando gli adulti non ne hanno, vorrebbero fermarsi quando invece non c’è tempo per farlo, si ammalano nel bel mezzo di un tour.
Mio figlio ha avuto la febbre questa estate, appena arrivati su una delle isole più belle della Croazia e anche in Florida la notte prima di visitare il parco di Everglades (maledetta aria condizionata!).
E allora? Beh, noi abbiamo scoperto che certe cose, come si vivono a casa, si possono affrontare anche in viaggio. E non ci pare che affrontandole in viaggio, si vivano peggio o pregiudichino l’equilibrio di un bambini. Si superano allo stesso modo, anche se il contesto è diverso.
Sono quindi fermamente convinta che per lui sia un bel regalo, per ora ma soprattutto per il suo futuro.
Quindi, care mamme, uscite senza timore dalla vostra confort zone e basta con l’etichettarmi come la #mammadimerda (ecco, l’ho detto…).