Quest’anno le ferie sono iniziate dalla nostra città: abitare a Firenze è sicuramente una fortuna, una città così ricca d’arte che non smette mai di soprenderci in ogni angolo del suo centro storico, patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco. Ancora più sorprendente diventa quando si riesce a non darla per scontato e la gita in barca organizzata dall’Associazione Culturale i Renaioli ci ha permesso di vivere l’emozione di scoprire Firenze da un punto di vista fino ad ora sconosciuto.
L’Associazione è nata nel 1993 con lo scopo di mantenere in vita gli antichi barchetti d’Arno che i Renaioli usavano per estrarre la rena dal fondo del fiume, per poi utilizzarla nella costruzione dei palazzi storici fiorentini. Questi barchetti sono a fondo piatto perchè l’acqua dell’Arno è bassa ma anche irregolare e per questo motivo venivano guidati utilizzando una lunga asta che consentiva loro di spingere la barca su diverse profondità. Anche oggi i volontari dell’Associazione che portano i barchetti in Arno, usano la stessa asta per guidarli nel loro percorso.
Il lavoro dei Renaioli era molto duro: la rena, una volta estratta, veniva caricata sul fondo piatto del barchetto per poi essere vagliata. Venivano anche chiamati “Bucaioli” perchè facevano delle vere e proprie buche nel fondo del fiume per tirare su la rena e al grido “O bucaioli, c’è le paste!” (tipica espressione rimasta nel dialetto fiorentino anche se con un’accezione leggermente differente dal passato), le mogli richiamavano i loro mariti, invitandoli ad avvicinarsi a riva per mangiare e riposarsi dal duro lavoro.
La gita con questi barchetti inizia da Piazza Mentana, dall’imbarcadero del lungarno Diaz proprio a ridosso del nucleo storico della città: si tratta percorso lento alla scoperta di scorci e dettagli che non si possono cogliere da nessun’altra prospettiva. E devo dire che facendolo al tramonto, quando la luce rossa del sole si appoggia calda sui palazzi di Firenze, permette di avere davanti un’immagine della città che lascia senza fiato.
Lentamente ci si avvicina al Ponte Vecchio, danneggiato ben due volte dalle alluvioni che hanno colpito la città (nel ‘200 e nel ‘330) e uscito invece misteriosamente intatto dai bombardamenti dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Un tempo era sede delle botteghe dei “beccai” (macellai), spostate volutamente qui per preservare il decoro del centro cittadino e occupate, invece, successivamente dai maestri orafi fiorentini.
Passato il Ponte Vecchio si aprono le due anime della città: a sinistra le case medioevali su sporte e le case torri di borgo S. Jacopo con la sua chiesa ribattezzata dai fiorentini la chiesa col “culo in Arno” (i fiorentini, si sa, non perdonano) e l’inizio dell’Oltrarno, il quartiere, una volta popolare, della città. A destra, invece, i Palazzi signorili del centro storico, fra i quali il bellissimo Palazzo Ferragamo. Questo è il lato con le maggiori testimonianze della ricchezza di Firenze, che già nel 1200 aveva ben 2 ponti che attraversavano il fiume (pensate che Parigi ne aveva allora solo 1).
Si procede così verso il Ponte Santa Trinita, costruito nel ‘200 ma ricostruito più volte a causa di vari crolli fino alla definitiva riedificazione nel ‘500 per volere di Cosimo dei Medici da parte dell’architetto Ammaniati, il quale però, si dice, si sia recato a Roma per farsi approvare il progetto da Michelangelo in persona. E’ un ponte che si differenzia dagli altri soprattutto perchè le sue arcate hanno tutte una dimensione diversa, forse per uno studio dell’architetto sulle correnti del fiume.
Al centro, si erge un capricorno, segno zodiacale di Cosimo dei Medici e da lui voluto proprio qui e su entrambi i lati: quello rivolto verso Ponte Vecchio venne posto con le sembianze quasi preoccupate perchè vedeva arrivare la piena del fiume, dall’altra parte, lo stesso, ha invece l’espressione sollevata, poichè con lo sguardo è rivolto verso la piena che lascia la città.
Ad arricchire ancora di più la bellezza di questo ponte, ai quattro lati del ponte si ergono le statue allegoriche che rappresentano le stagioni.
Proseguendo la passeggiata in barca, si passa davanti al Palazzo Gianfigliazzi dove risiedette Manzoni, venuto qui a Firenze per “risciacquare i panni in Arno“, come riportato sulla famosa lapide posta sul palazzo.
Più avanti Palazzo Corsini, appartenente al’omonima famiglia e di architettura innovativa rispetto ai palazzi storici dell’epoca, avendo una struttura rovesciata con cortile interno che ne mette in risalto la sua facciata sul fiume.
Sull’altro lato, quello dell’Oltrarno, si ammirano il palazzo Capponi, il palazzo delle Missioni, un tempo sede del Ministero della Marina e oggi del Liceo Internazionale Gino Capponi, fino a scorgere il campanile di S. Spirito.
In ultimo si arriva davanti al Ponte alla Carraia, il secondo ponte costruito a Firenze dopo Ponte Vecchio, danneggiato e ricostruito più volte, in ultimo dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Era il ponte dove passavano i carri che trasportavano la merce (pelle, lana, etc.) che veniva poi lavorata col bisogno dell’acqua. Costruito con 5 arcate decrescenti verso le rive, è anche chiamato dai fiorentini il “ponte con le gobbe“.
Queste sono solo alcune delle testimonaze storiche che abbiamo ammirato dal barchetto, un tragitto breve attraverso i 3 ponti più belli della città di Firenze, ma davvero intenso e denso di cultura, aneddoti e arte.
PS: Il giro è assolutamente adatto anche ai bambini (meglio se dai 5 anni in su), vedrete che anche loro saranno catturati dal fascino dei barchetti e dalla storia della loro città!