Dove mangiare all’aperto nei dintorni di Firenze? Quante volte vi sarete fatti questa domanda.
Oggi allora vi aiuto a rispondere, dato che siamo tornati per la seconda volta in poco più di un mese in un posto molto carino come ambientazione e dove ho assaggiato vari piatti decisamente interessanti.
Il ristorante si chiama Aqaba e si trova immerso nel parco di Villa Gerini (o Villa di Colonnata) a Sesto Fiorentino, che pare essere il famoso “Campo dei Miracoli”, ovvero il luogo dove Collodi trasse ispirazione per la scrittura di Pinocchio. In particolare per la storia dei due personaggi, il gatto e la volpe, realmente esistiti nella zona e che nel libro convincono Pinocchio, con l’inganno, a nascondere le monete d’oro.
Anche il laghetto artificiale e i due isolotti collegati, sembra siano stati realizzati per rappresentare la balena che mangiò Geppetto e Pinocchio.
Il ristorante è ubicato nella limonaia della villa e ha davanti un grande giardino all’italiana con i tavoli completamente immersi nel verde.
Dove mangiare all’aperto nei dintorni di Firenze – L’Aqaba ristorante
Il menù propone:
piatti di pesce
piatti di terra
Pizza (Doc a lievitazione 24h ma anche più bassa)
Nel corso delle nostre due cene abbiamo assaggiato:
il crostone di pane nero con polpetti in umido e stracciatella di burrata >> contrasto gustoso e molto interessante
millefoglie di pane carasau con ricotta della Calvana, pesto di pomodori secchi e noci >> sfizioso e con ingredienti davvero di qualità)
mezzi paccheri alla puttanesca di pane >> abbondamentemente conditi e perfettamente al dente, la terra di olive nere gli dà una bella spinta
la fregula tutto mare >> il piatto che ci consiglio di più in assoluto. Ricchissimo di pesce, saporito e talmente abbondante nella porzione che oserei dire quasi da dividere
la pizza DOC >> buona lievitazione e impasto croccante
la millefoglie di crema chantilly e fiammiferi di sfoglia caramellata >> il secondo piatto che più vi consiglio di assaggiare. E a giudicare da quanti ne ho visti portare ai tavoli, non devo essere stata l’unica a pensarla così!
Questo slideshow richiede JavaScript.
Il ristorante è molto versatile e adatto per coppie che vogliono ritagliarsi una serata romantica, famiglie con bambini ed è adatto anche per festeggiare ricorrenze!
Ultimo ma non meno importante, il servizio! Tutti i camerieri sono gentilissimi e molto attenti da rendere ancora più piacevole una serata in questo ristorante.
In Toscana non mancano borghi e città da visitare ma a volte diamo per scontato i luoghi più conosciuti nel mondo. E così, come nel mio caso, erano passati quasi 20 anni dalla mia ultimi visita alla città di Pisa.
Complice la curiosità di Simone nel vedere la Torre pendente, abbiamo organizzato una domenica alla scoperta di questa città. Se non avete grosse pretese (ad esempio nel voler visitare più mostre e musei), un giorno è sufficiente per visitare le principali attrazioni e camminare per il centro storico di quella che fu una ricca e fiorente Repubblica Marinara del Medioevo.
Vi lascio quindi i nostri consigli su cosa vedere a Pisa in un giorno.
Piazza dei Miracoli
E’ la piazza dove si concentrano le opera architettorniche simbolo della città.
Proclamata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è da sempre il centro religioso per eccellenza, i cui monumenti rappresentano le tappe principali della vita di un uomo: la nascita con il Battistero, la vita con la Cattedrale di Santa Maria Assunta e la morte con il Camposanto.
La Piazza è circondata da un immenso prato verde che genera un bel contrasto cromatico con il bianco dei monumenti e che fa venire una gran voglia di sdraiarcisi sopra come effettivamente fanno studenti e turisti nelle giornate belle.
La costruzione della piazza iniziò a partire dall’XI secolo con la realizzazione della Cattedrale nell’epoca in cui Pisa era una fiorente Repubblica Marinara. La stessa piazza ha poi subito nei secoli varie modifiche, ampliamenti e ristrutturazioni, oltre che l’edificazione delle porte di accesso.
Nell’epoca mediceo-lorena furono addirittura costruiti degli edifici intorno ai monumenti, poi abbattuti dall’architetto Alessandro la Gherardesca che nel XIX secolo diede alla piazza l’attuale struttura e aspetto. Gli ultimi ritocchi risalgono al periodo fascista con il posizionamento del monumento La Lupa di Roma alle spalle della torre e dei 17 cipressi in memoria dei caduti di guerra.
La cattedrale di Santa Maria Assunta
Il duomo di Pisa è in stile romanico, ma raccoglie in sè elementi riconducibili a epoche diverse, da quella classica e quella normanna, bizantina, paleocristiana e araba.
Fu realizzato a partire dal 1064 dall’architetto Buscheto, nel periodo di massimo splendore per Pisa. Tant’è che il mix di stili che la rappresenta, fu proprio voluto perchè la Cattedrale fosse bella quanto San Pietro a Roma, la mosche di Cordoba e la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. E se la osservate bene, sia dall’esterno che all’interno, trovere in effetti tanti elementi di ognuna.
All’interno abbiamo ammirato molti capolavori e testimonianze storiche: dal pulpito di Giovanni Pisano,al monumento seplocrare dell’imperatore Arrigo VII, alle spoglie di San Raniero patrono della città.
Il Battistero di San Giovanni
Quello di Pisa è il più grande Battistero al mondo della cristianità.
La sua costruzione iniziò nel 1153 per opera dell’architetto Diotisalvi, grazie all’autofinanziamento che gli stessi Pisani si imposero e durò per oltre 2 secoli.
Il portale di ingresso è rivolto esattamente verso la cattedrale e sulla cupola si possono notare due diverse fatture, secondo alcuni dovute alla mancanza di denaro: tegole rosse nel versante della cupola rivolto verso il mare e lastre di piombo nella parte che volge a levante.
All’interno, la doppia cupola consente un’acustica di altissimo livello e anche molto particolare. Se siete fortunati, pare che si possa assistere a delle dimostrazioni fatte dal personale del museo.
Questo slideshow richiede JavaScript.
Il Camposanto monumentale
Sempre su piazza dei Miracoli si affaccia il Camposanto, all’interno del quale sono sepolti personaggi illustri della storia pisana.
Prende il nome dal fatto che qui è stata portata la Terra Santa del Golgota dalle navi pisane di ritorno vittoriose dalla Terza Crociata.
Dall’esterno si notano 43 archi ciechi in marmo bianco e due porte di ingresso. L’interno è un grande chiostro con arcate a sesto acuto dove si trovano dei sarcogafi romani e alle cui pareti furono realizzati nel Trecento degli affreschi sul tema della Vita e della Morte ad opera di Buffalmacco (il protagonista delle novelle di Boccaccio). Purtroppo gli affreschi furono gravemente danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e i lavori di ristrutturazioni, sebbene iniziati subito dopo il conflitto, non sono ancora terminati.
La Torre di Pisa
E’ uno dei monumenti più famosi al mondo ma quanti di voi sanno che in realtà non è solo una Torre ma che si tratta della Campanile della Cattedrale di Pisa?
Fu costruita a partire dal 1173 su progetto dello stesso architetto Diotisalvi che lavorò al Battistero. I lavori iniziarono però su un terreno sabbioso e per questo motivo si fermarono già al momento della costruzione del terzo anello a causa del cedimento dello stesso.
L’opera riprese in più fasi e con diversi tentativi (tutti falliti) di raddrizzare la torre, fino al suo completamento nel secolo successivo quando fu realizzata la cella campanaria.
La Torre è costituita da due cilindri concentrici collegati tra loro da una scala interna a chiocciola, la stessa che si usa per salire in cima.
La sua pendenza pare oggi essersi arrestata grazie ai lavori realizzati alla fine degli anni ’90 (la Torre è rimasta chiusa ai turisti per 10 anni) e che hanno visto la rimozione del terreno sul lato nord e l’installazione di tiranti d’acciaio e contrappesi in piombo di 900 tonnellate.
Detto ciò, potete comunque stare tranquilli perchè la Torre è saldamente in piedi dato che la linea del baricentro cade dentro l’area della base della torre.
Oggi è visitabile, occorre prenotare l’ingresso ed è possibile salire fino alla cella campanaria dove si trovano le 7 campane e da dove si può godere uno spettacolare panorama sulla città e su Piazza dei Miracoli.
Cosa vedere a Pisa in un giorno – Piazza dei Cavalieri
Centralissima piazza, è il luogo di Pisa con i più importanti edifici storici:
il Palazzo della Carovana attualmente sede della Scuola Normale di Pisa
la Torre dell’Orologio (o Torre della Fame) dove venne imprigionato il conte Ugolino citato da Dante nella Divina Commedia
la Canonica
il Palazzo del Consiglio dei Dodici che deve il suo nome all’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano che ebbe qui la sua sede
la Chiesa di Santo Stefano che custodisce importanti opere di Giorgio Vasari
Borgo stretto e Borgo largo
Proseguendo da Piazza dei Cavalieri, si accede alla zona più storica e caratteristiche di Pisa: il Borgo Stretto, una via che vede ai suoi lati dei bellissimi loggiati dove un tempo si svolgeva il mercato cittadino e nei cui palazzi intorno abitava la nobiltà cittadina. Oggi qui si trovano negozi e caffetterie.
Fa parte del Borgo Stretto anche Piazza delle Vettovaglie, uno dei angoli forse più autentici di Pisa. Anche qui un tempo c’era il mercato (ecco da dove deriva il suo nome) e anche oggi sotto ai suoi loggiati ci sono negozi di generi alimentari.
I lungarni
Pisa è divisa in due dal fiume Arno e sulle sue sponde si aprono bellissime vie (più larghe di come sono abituata a Firenze) per passeggiate romantiche, scorci da fotografare e ritrovo per i giovani all’ora dell’aperitivo.
Sui Lungarni si affacciano anche tanto palazzi medioevali e chiese, rendendo la vista ancora più caratteristica.
Una passeggiata, specie al tramonto, è assolutamente da fare.
Questo slideshow richiede JavaScript.
Chiesa Santa Maria della Spina
Questa piccola Chiesa si trova esattamente sui Lungarni pisani ed è caratterizzata da una facciata molto particolare in stile gotico, divisa al centro da un pilastro su cui è posta la Madonna con il Bambino tra due angeli.
Deve il suo nome al fatto che un tempo custodiva una delle spine dalla corona di Gesù.
Anche questa chiesa ha subito nel tempo delle modifiche strutturali a causa dei danni provocati dalle piene dell’Arno, tant’è che nel 1871 fu addirittura “smontata” e ricostruita 1 metro più in alto del livello originario.
Cosa vedere a Pisa in un giorno – Informazioni utili
Per prenotare i biglietti di ingresso alla Torre di Pisa, Battistero, Campo Santo e Cattedrale, andare sul sito ufficiale della OPA di Pisa
Il Museo del Calcio si trova a Coverciano, un quartiere cittadino di Firenze dove ha sede anche il Centro Tecnico Federale della FIGC e dove la Nazionale di calcio italiana svolge i suoi ritiri.
Una visita perfetta per chi è appassionato di questo sport, ma soprattutto dei nostri Azzurri, per ripercorrere le tappe delle loro sfide più importanti, dei successi e delle emozioni che ci hanno sempre regalato.
Il Museo del Calcio a Coverciano – la fondazione
Il Museo è stato fondato da Fino Fini e inaugurato il 22 Maggio del 2000. Oggi conserva i più importanti e significativi cimeli e trofei della Nazionale di calcio italiana. Qui si racconta la storia di tanti giocatori, una storia fatta di passione e dedizione, inevitabilmente legata anche alla storia del nostro paese.
L’idea di realizzare il museo nacque in occasione dei mondiali del ’90 quando venne ampliato il Centro Tecnico Federale. L’obiettivo alla base del progetto è, oltre a raccontare la storia dei calciatori della nostra Nazionale e dei successi della nostra squadra, anche di mostrare quanto lo sport significhi crescita personale ma anche di gruppo e quali valori sia in grado di testimoniare, dall’altruismo al fair play, fino all’integrazione tra i popoli.
Il Museo del Calcio a Coverciano – le sale
La visita inizia con cimeli e ricordi della Nazionale dai suoi esordi agli anni ’60. Il primo in assoluto in mostra è anche quello più antico: il gagliardetto dell’incontro Italia-Austria tenutosi a gennaio del 1922 alla presenza di un numero record di spettatori per l’epoca (20.000)
Delle prime competizioni si può vedere la magia di Silvio Piola del 1935 che il giocatore chiese di poter tenere in ricordo della sua doppiate nella Coppa Internazionale. La frase ricamata sopra fu realizzata dalla madre del giocatore, in ricordo della partita.
Dell’epoca del dopoguerra è curioso scoprire che la Federazione decise di far indossare la maglia di colore verde alla squadra Juniores, in segno di speranza su quei ragazzi che rappresentavano il futuro del calcio italiano. Successivamente lo stesso verde fu indossato anche dalla prima squadra in occasione della partita contro l’Argentina per distinguersi dalle strisce bianche e celesti dei calciatori sudamericani.
Proseguendo nel percorso, si possono vedere le maglie ed altri accessori della Nazionale di Enzo Bearzot dei primi anni ’80, comprese le due pipe, una del CT e una del Presidente Pertini che i due si scambiarono alla luce della vittoria dell’82 in Spagna, durante il viaggio di rientro in Italia.
Del mondiale Italia ’90 è esposta la famosissima mascotto “CIAO”, un ominio tricolore con un pallone da calcio al posto della testa.
Mentre di quello del ’94 negli Stati Uniti, due celebri maglie: quella di Franco Baresi e quella di Alessandro Costacurta usate per il match Italia-Spagna finita in vantaggio per gli Azzurri guidati da Arrigo Sacchi.
In questa sala c’è anche il tributo a Davide Astori, capitano della Fiorentina, che indossò la maglia numero 3 della Nazionale, prima di scomparire prematuramente nel marzo del 2018.
Un’intera sala è dedicata alla Nazionale femminile e una ai trofei della squadra maschile: 4 coppe del mondo, la coppa dell’Europeo ’68, la Coppa Internazionale del 1930.
Una curiosità: la coppa del mondo è in realtà una copia dell’originale che invece è custodita in un forziere fornito da Louis Vitton nella sede FIFA di Zurigo. Solo i calciatori che vincono il torneo, i Capi di Stato delle rispettive nazioni e il presidente FIFA, possono toccarla e in occasione di ogni mondiale, un membro della squadra campione in carica restituisce simbolicamente il trofeo.
Dei mondiali del 2006 vinti dagli Azzurri è esposto il completo del capitano Fabio Cannavaro, indossato durante la finale di Berlino contro la Germania. Il completo è stato donato dal capitano a suggellare una promessa fatta al fondatore del Museo del Calcio Fino Fini di tornare vincitori e uscire dal periodo difficile che il calcio italiano stava vivendo.
Il Museo del Calcio a Coverciano – la sala degli Europei 2020
Il piano superiore è poi interamente dedicato agli Europei 2020, vinti e stravinti dai nostri Azzurri. Un video fa ripercorrere i momenti più emozionanti del torneo e nella sala sono esposte 7 maglie dei protagonisti, il trofo (che a differenza della coppa del mondo, è personalizzato per la squadra vincente), il pallone autografato della finale di Wembley dell’11 luglio 2021 e anche il pass del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha assistito all’incontro.
Questo slideshow richiede JavaScript.
Il Museo del Calcio a Coverciano – informazioni utili
La visita dura circa un’ora e mezza. Consiglio di consultare il sito web del Museo del Calcio per sapere di eventuali giornate dedicate ai più piccoli con tante attività e appuntamenti. Noi ad esempio abbiamo trovato disponibile sia una caccia al tesoro all’interno delle sale con tanto di gadget in palio e la possibilità di palleggiare nel piccolo campetto davanti all’ingresso, con un membro del centro tecnico. Ma non solo, nel museo è possibile organizzare eventi privati e compleanni per bambini e ragazzi!
Il museo è aperto dal Lunedì alla Domenica dalle 10 alle 18.
Dopo tanti viaggi per lavoro, andata e ritorno nella stessa giornata, abbiamo organizzato un week end lungo per scoprire cosa vedere a Milano e dintorni.
Quello che avevo sempre intercettato nelle mie visite fugaci alla città, era un grande fascino che negli ultimi 15 anni è cresciuto tanto in questa città. Da città fredda fortemente industrializzata, l’ho percepita crescere ed evolversi attraverso eventi e attività che hanno arricchito e completato una metropoli (perchè di fatto lo è) con una componente storico-artistica piuttosto importante.
Perciò alla fine del nostro week end lungo, posso dire che Milano mi è piaciuta tanto che meriterebbe di essere vissuta per qualche giorno in più, c’è davvero tantissimo da visitare!
Veniamo a quello che siamo riusciti a visitare compatibilmente al tempo, il meteo (pioveva a dirotto) e le regole anti-covid per la prenotazione delle visite.
Cominciamo quindi con 8 cose da vedere assolutamente a Milano e dintorni
1 – Il Duomo
L’opera più imponente della città è senza dubbio il Duomo, la cui costruzione si è prolungata per cinque secoli a partire dal 1386 quando iniziarono i lavori. Il marmo bianco si erge in un mix di stile tra cui prevale quello gotico, incastonando statue, guglie e architravi. Gli altri stili visibili sono quello barocco che si manifesta nei portali e nei finestroni, quello neogotico e quello di primo Ottocento ripreso nella struttura a “capanna”. Sulla sua sommità si erge la famosa Madonnina, in rame dorato, simbolo indiscusso della città.
La facciata attualmente visibile fu ultimata da Napoleone che contribuì al completamento dei lavori della cattedrale.
Le statue presenti sono oltre 3.000 e rappresentano santi, martiri e figure sacre. Alcune molto particolari, merita soffermarsi e cercarne qualcuna caratteristica, come Sant’Erasmo con la pancia squarciata o Santa Margherita con il diavolo al guinzaglio
La cattedrale sorge dove un tempo si ergeva la Basilica di Santa Maria Maggiore e di Santa Tecla. Dall’interno della chiesa è possibile scendere al piano sottostante e visitare appunto i resti delle due precedenti chiese.
La struttura interna è a croce latina, divisa in cinque navate, con 52 pilastri e dove una della cose più caratteristiche è certamente la presenza di bellissime vetrate con soggetti religiosi e il rosone centrale con lo stemma dei Visconi.
Oltre a visitarla nell’interno, abbiamo acquistato il biglietto per salire 250 gradini per affacciarci dalle terrazze e camminare sul tetto del Duomo. Da qui si possono toccare quasi con mano le 135 guglie alte circa 17 metri che in questa struttura non hanno solo una funziona decorativa ma anche di sostegno. La guglia principale è quella dove oggi si trova la Madonnina alta 108 da terra. E da quassù è veramente ben visibile.
2 – La Galleria Vittorio Emanuele
Si tratta forse del tratto più rappresentativo della città. Da Piazza Duomo si può imboccare direttamente la galleria che la collega alla Piazza della Scala. Deve il suo nome al re Vittorio Emanuele II che la inaugurò nel 1867.
La sua copertura in ferro e vetro, sovrasta la struttura a croce alta 47 metri.
Al suo interno, la tradizione vuole che si facciano tre giri sulle palle del toro che si trova disegnato sul pavimento. Al centro della galleria sono infatti presenti le effigi di quattro città italiane: il toro che rappresenta Torino, la croce di Milano, il giglio di Firenze e la lupa di Roma. In alto invece è possibile ammirare le rappresentazioni dei 4 continenti.
Oggi la galleria è il salotto buono di Milano, dove passeggiare per farsi notare, fermarsi a prendere un caffè e guardare le vetrine dei negozi chic che si trovano all’interno.
3 – Piazza dei Mercanti
Questa piazza di origine medioevale rappresenta il fulcro del borgo dell’epoca in cui è stata realizzata, dove avvenivano gli scambi commerciali. Ai suoi lati sorgono quattro palazzi: il Palazzo della Ragione è il principale. Si tratta dell’edificio che un tempo ospitava la magistratura ed è composto da un loggiato a sette campate.
Di fronte si trova la Loggia degli Osii, a destra le scuole palatine e a sinistra la Casa del Panigarola. Il pozzo al centro fu costruito invece nel XVI secolo.
La piazza fu anche luogo di giustizia: da una delle finestre del Palazzo della Ragione veniva infatti calata una fune destinata ai condannati e in piazza si trovava il carcere. Pare inoltre che vicino al pozzo ci fosse anche la ‘pietra dei falliti‘, una pietra spigolosa sulla quale venivano fatti sedere a natiche nude i debitori prima della sentenza così da essere umiliati pubblicamente.
Un’ultima curiosità legata alla piazza è la presenza della scrofa semilanuta, un bassorilievo che si trova su un arco del palazzo della Ragione. A questo animale pare sia legato il nome di Milano. Secondo la leggenda un capo celtico che andò in cerca di terre da coltivare, vide in sogno una dea che gli indicò un luogo dove fondare una città. L’uomo parti alla ricerca di questa terra e si imbattè in mezzo alla Pianura Padana in una scrofa semilanuta che nella sua tradizione è simbolo propiziatorio, così si fermo in quel punto e decise che quello era il luogo dove fondare la città di Mediolanum.
4 – Piazza Gae Aulenti
Questa piazza e l’intera zona è la dimostrazione dello sviluppo architettonico e urbanistico di Milano negli ultimi 10 anni.
Arrivando da Corso Como, anche questo interamente riqualificato e oggi centro della movida milanese, si accede a Piazza Gae Aulenti dove si viene catapultati subito in mezzo a panchine con fontane di acqua, negozi e palazzi dove hanno sede molte multinazionali dell’area tech.
Guardando oltre la piazza si scorgono subito due palazzi: la torre dell’Unicredit con il suo pennacchio che richiama la mosceha di Samara in Iraq e il famoso edificio conosciuto come il bosco verticale, il grattacielo nero sui cui balconi sporgono (non causalmente) fitte e numerose piante ben visibili anche da lontano.
5 – I Navigli
Quando si arriva in questo quartiere si ha la sensazione di essere trasportati altrove dato che ci si trova davanti un paesaggio inaspettato. Canali grandi e piccoli, ballatoi e cortili nascosti su cui si affacciano le “case di ringhiera” e vicoli caratteristici, tutti contornati da locali e bar dove i milanesi si fermano (a tutte le ore) a bere un aperitivo.
La zona nasce dai tempi in cui questi canali collegavano il Lago Maggiore e il lago di Como a Milano e venivano usati per il commercio in città. La Darsena circondava la città ma oggi sono rimasti visibili solo il Naviglio grande e quello Pavese.
Il primo risale al XII secolo e fu costruito per irrigare i campi. Poi fu reso navigabile e collegato al fossato che circondava la città per far arrivare le imbarcazioni fino in Piazza Duomo.
Il Naviglio Pavese collegava invece la città al Ticino e fu completato da Napoleone. Oggi ospita barconi con locali notturni.
All’incrocio dei due canali si trova la Darsena, quello che un tempo era un vero porto di arrivo e partenza delle barche da Milano.
Passeggiando lungo i Navigli, si trova il Vicolo dei Lavandai, un angolo molto caratteristico e fuori dal tempo dove sorgeva appunto un lavatoio rimasto in funzione fino agli anni ’50.
Cosa vedere a Milano e dintorni
6- Museo della Scienza e della Tecnica
Questo museo super adatto ai bambini, è stata una vera e propria scoperta. Al suo interno è infatti presente un importante tributo a Leonardo Da Vinci con una ricca esposizione dei suoi disegni, dei suoi prototipi, delle opere di pittura, appunti ed esperimenti fatti dal genio toscano.
Nel Museo ci sono poi esposizioni permanenti, ma anche la possibilità di prenotare con il biglietto di ingresso, un laboratorio o una visita guidata.
Noi abbiamo scelto la visita accompagnata al padiglione ferroviario e a quello aeronavale.
Altre zone molto affascinanti e piene di esperimenti tutti da provare sono l’area dedicata alle telecomunicazioni, allo spazio, al cibo e alla sostenibilità.
Una delle esposizioni che mi ha fatto più riflettere è comunque quella temporanea SOCIOCROMIE che ripercorre 100 anni di storia attraverso fatti ed eventi nominati attraverso l’uso dei colori: 25 cromotipi che rappresentano nel gergo comune eventi di ogni natura: dalle brigate rosse ai black bloc, dalla notte bianca al telefono azzurro, dalle quote rosa al black friday, dal pallone d’oro e maglia rosa fino all’istituzione del termine zona rossa.
7 – Museo Storico Alfa Romeo
Il museo si trova ad Arese, poco fuori Milano, esattamente dove sorgeva lo stabilimento italiano più grande del marchio Alfa Romeo.
Il museo fu inaugurato nel 1976 ma in seguito alla dismissione del sito produttivo e alla conseguente perdita della funzione direzionale della sede di Arese fu chiuso nel 2011. Oggi è nuovamente visitabile (solo su prenotazione) con una bellissima e ampia esposizione che ripercorrono la gloria dell’Alfa Romeo e delle persone che hanno fatto grande questo marchio.
Il museo è diviso in tre aree.
Questo slideshow richiede JavaScript.
La timeline – dal 1910 al futuro
Il percorso qui inizia con un pò di storia sul logo e sui traguardi raggiunti e quasi subito si viene immersi nell’area dove sono esposte le auto più vecchie: dai modelli da corsa, a quelli che hanno corso la Mille Miglia, dalla 24 HP alle granturismo degli anni Venti e Trenta. Ovviamente sono poi presenti i modelli da sogno del secondo dopoguerra, la grande epoca segnata dalla Giulia e dalla Giulietta e successivamente dalle sportive Alfetta e Alfasud.
Bellezza – Fascino italiano
In questa area sono invece esposti i modello che si sono distinti nel design, anche grazie alla firma di alcuni famosi costruttori. Molti modelli sono stati utilizzati in pellicole cinematografiche per risaltare le scene e dare lustro agli attori.
Oltre a questi sono anche esposti tutti i più famosi prototipi che per varie ragioni non sono mai andate in commercio.
Velocità – Cuore Sportivo
Questa è invece l’esposizione in cui i protagonisti sono Nino Farina e Juan Manuel Fangio avendo dominato i primi due campionati di Formula 1 con la mitica Alfetta.
Infine ci sono i modelli Alfa Romeo usati negli anni 70 dai Carabinieri e successivamente dall’esercito e dalla Polizia.
Per visitare il museo, è disponibile una App da scaricare e che farà da audioguida all’interno, spiegandovi modello per modello, epoca dopo epoca, la storia di questo grande marchio e dei uomini e delle donne che lo hanno reso tale con dedizione, impegno e l’orgoglio di far parte di questa azienda.
8 – Il Murales di Fraintesa
Una tappa che vi consiglio di fare è quella per vedere il bellissimo murales dedicato a Fraintesa davanti al cimitero monumentale. Francesca Barbieri era una travel blogger tra le più famose in Italia, che ha iniziato il suo giro del mondo dopo aver annunciato la sua battaglia (allora vinta) contro il cancro. Ma quel giro del mondo fu però interrotto dal ripresentarsi improvviso della malattia. Malattia che poi l’ha portata via. Ma Francesca ha fatto e lasciato tantissimo, primo su tutti il suo incoraggiamento alla vita, a non dare per scontato nulla e a cogliere tutte le occasioni che ci si possono presentare.
Il murales, realizzato grazie al suo compagno Andrea Riscassi, è opera di Stereal , rappresenta il suo modo di essere e con lei sono rappresentate tutte le cose e le parole che per lei avevano un significato.
Cosa vedere a Milano e dintorni
Piaciuto il nostro itinerario a Milano?
In realtà c’è un’altra cosa famosissima che avremmo voluto vedere ma non siamo riusciti per via delle restrizioni anti-Covid. E’ accessibile infatti solo su prenotazione, ma con numeri limitatissimi e non siamo riusciti a trovare i biglietti per quei giorni.
Secondo voi quale è? Vi dò un indizio: si trova all’interno di una chiesa!